Sigaretta elettronica: la nuova legge e la tassa sono un abuso?
La tassa sulle sigarette elettroniche imposta dal governo a partire dal primo Gennaio 2014, tramite l’articolo 64 della legge 9/2013, può essere definita un’abuso da parte dello Stato? Se sì, per quale motivo?
La tassa stabilita nella percentuale del 58,5% non viene imposta solo sulla vendita della sigaretta elettronica, ma anche dei prodotti ad essa connessi (cavi USB, caricabatterie, batterie, accessori come custodie, ecc). Alla tassa, inoltre, si aggiunge il nuovo obbligo di gestire un deposito fiscale per i prodotti destinati allo svapo.
Conseguenze della legge e della tassa
L’aggravio fiscale determinato dalla tassa potrebbe portare ad una maggiorazione del prezzo finale d’acquisto in una percentuale che potrebbe raggiungere il 150%, gravando quasi interamente sul consumatore finale.
Ma per quale motivo la custodia di una sigaretta elettronica dovrebbe essere gravata da una tassa superiore a quella delle custodie per cellulari? Per quanto concerne l’obbligo di detenzione di un deposito fiscale, significa sottoporre i prodotti destinati alla vendita ad ulteriori controlli da parte dei Monopoli di Stato. Questo, a sua volta, porterebbe ad una tempistica incompatibile con la normale commercializzazione dei prodotti (si parla di 30 e 60 giorni).
Tempistica del decreto
Ancor più scandalosa è la tempistica del decreto firmato il 16 novembre 2013, che lasciava agli esercenti del settore meno di un mese per la regolarizzazione della loro posizione. Questo perché la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale è avvenuta solo il 7 di dicembre.
Questo decreto rappresenterebbe una violazione dell’art. 54 della Costituzione Italiana, che stabilisce la progressività delle tasse in base alla capacità contributiva. Viola inoltre il diritto alla salute, tenuto conto del fatto che la sigaretta elettronica al momento è riconosciuta da vari esperti come un valido strumento per la lotta alla dipendenza da tabacco.